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Un pittore Cinese alla Ciovasso

Zhou Zhiwei viene dalla Cina. E’ nato a Shangai nel ’54 e si è dedicato all’arte sin da quando aveva nove o dieci anni. Lì, ha fatto l’accademia, ma è venuto in Italia nel 1980, dove ha perfezionato la sua tecnica nello studio di Riccardo Tommasi Ferroni, a Roma. Tuttavia ha esposto le sue opere un po’ dovunque, a Udine, a Firenze, s Fabriano, a Verona, a Pordenone, a Pesaro, ma pure all’estero. Ora alterna la sua fatica d’artista sia in Italia che tornando talvolta in Cina.

In genere le sue opere sono preferibilmente di una grande misura, soltanto poche sono di misura minore. La Tempesta, ad esempio, è di 250 centimetri x 550. Si tratta di un quadro del ‘88. Meno i rari periodiin cui ritorna nel suo paese vive a Padova. E’ qui che lavora ai suoi quadri con indefesso esercizio e con inalterata passione. Quando io ho vistole sue opere sono rimasto meravigliato, non solo dalla sicura abilità ch’esgli vi dimostrava, ma dall’intensità delle immagini ch’egli sapeva creare. Erano immagini concepite con ardita fantasia e ispirazione, sicure nei modi e nel sistema di affrontare i suoi temi.
Quando , per fare un caso, ha affrontato, verso il ’90, un quadro intitolato Capriccio Veneziano, con la laguna e le vele spiegate sul fondo, ha voluto sinteticamente riunire antichi personaggi e personaggi moderni: una donna che fa la spesa, dei giovani che suonano, lui stesso che dipinge, un altro che legge i giornale, uomini seduti o in carrozzella, vari turisti che visitano la città…E su tutto, dominante, il Monumento a Goldoni del 1883, realizzato da Antonio dal Zotto, che Zhiwei , arbitrariamente, ha spostato dalla sua sede, innalzandolo nella sua tela, alto nel cielo lagunare.

Ma quanti altri grandi quadri ha dipinto questo artista:L’Atelier del ‘84 , dove lo stesso pittore sta lavorando davanti a una modella nuda, a tanti altri personaggi, forse il suo Maestro Cinese, e numerosi altri visitatori che affollano lo studio. Ma è difficile seguire questo artista: in particolare mi piace Ulisse che st su una roccia nella stagione autunnale. In mostra c’è il bozzetto dove si vede Ulisse che ricorda la Guerra di Troia, gli uomini che accecano il Ciclope , le sirene incantatrici. Ulisse su di una roccia , medita sulle sue avventure, mentre il mare, tra luce e ombra, risplende alla fine del giorno.

Nella mostra milanese c’è un altro quadro importante, è Il Ritorno del Crepuscolo dell’85 su di uno sfondo luminoso si vede di spalle un uomo che fuma la pipa, mentre di fronte vi sono un gruppo di bufali, mentre la luna splende alta nel cielo. Ma altri quadri notevoli si affiancano a questi. La Primavera africana è senz’altro uno di questi: vi si vede un albero potente, dal tronco eccezionale, che alza all’orizzonte innumerevoli rami: è un’opera del ’96, così l’Attesa del ’91 e Contemplazione dell’anno successivo. Ma qui dovrei ricordare almeno i ritratti: Anna Rosa del ’97 e Simonetta del ’98: ritratti fedeli e certo suggestivi, dove l’immagine è fascinosa e incantevole, ricca di seduzioni.

Ma tante altre opere ho senza dubbio dimenticato, per esempio il Sassofono del ’93, soprattutto questa , dove si vede una donna nuda sdraiata con lo strumento accanto immersa nel buio su di un lenzuolo bianco. Senza dubbio in questo, in questo già lungo elenco di opere , ho dimenticato qualcosa, tuttavia non vorrei dimenticare il suo Autoritratto del ’90. E’ un’opera di 150 cm per 100: è lo stesso Zhiwei in piedi davanti al cavalletto, mentre dipinge.

La sua immagine è di una grande evidenza, egli è intento nel suo lavoro:l’opera che sta dipingendo non si vede, si vede invece la sua concentrazione per quanto sta eseguendo: il suo volto non è corrucciato è solo attento, consapevole dell’opera che sta eseguendo. E’ un ritratto, un paesaggio? Non lo sapremo mai.

L’unica traccia che abbiamo è il suo raccoglimento, la sua riflessione davanti a ciò che sta facendo. Ed è proprio questa sospensione che ci affascina.

La trama intera della sua opera è ricca di fantasia e di perizia, di maestria e di esperienza. Egli rivela i suoi segreti tecnici e poetici senza difficoltà, perché di fatto non sono segreti: sono di sicura evidenza. In altre parole egli dipinge con estrema semplicità. Senza tradire la sua cultura s’ispira sempre alla verità della natura e dei miti che arricchiscono il mondo. Immagini, invenzioni, estro e fantasia lo accompagnano. E’ cos’ì ch’egli vive e dipinge.

Ha senz’altro assimilato, oltre alla sua cultura originale, anche la cultura dell’Europa. Il suo linguaggio è diretto , senza deviazioni, è immediato e sincero. Il senso vero della sua verità s’ispira unicamente alla realtà: anche la sua immaginazione non la tradisce.

Milano, Gennaio 1999